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Cultura della Morte e Paura della Fantasia




Negli ultimi anni é cresciuta la battaglia contro le fiabe, e parallelamente si é innalzata la percentuale di omicidi commessi dai bambini.
Nelle case entrano sempre meno i racconti, e sempre più terreno viene guadagnato dalle armi: basti pensare che negli Stati Uniti (proprio dove si mettono al bando le fiabe) 200 milioni di pistole e 40 milioni di fucili automatici sono in mano a privati.
Perché tanti genitori moderni, guidati da buoni intendimenti e preoccupatissimi del felice sviluppo dei loro figli, privano i loro bambini delle fiabe tenendo in poco conto (o addirittura accusando) il loro valore?
Alcuni genitori sostengono che le favole non presentano quadri veritieri delta vita, e che quindi non sono sane: ma é questa una buona giustificazione per "parcheggiare" i propri figli davanti alla televisione ove si inneggia alla violenza?
Forse essi non pensano che la verità nella vita di un bambino può essere diversa da quella degli adulti. Le fiabe non hanno l’intento di descrivere il mondo esterno, la "realtà".
Esse non si propongono di presentare il mondo in modo realistico (e questo i bambini lo sanno), e per rendersene conto é sufficiente ricordare come esse hanno inizio poiché proprio gli inizi delle storie sono testimonianza del fatto che esse si svolgono ad un livello molto diverso da quello della "realtà" quotidiana.
Si ricordi ad esempio l’inizio di Ali Baba e i quaranta ladroni ("In tempi antichi, in remote stagioni ..."), o de Il Re Ranocchio dei fratelli Grimm che così comincia: "Anticamente, quando desiderare era ancora efficace ...".
Di fantasia vi é un grande bisogno, ed é proprio grazie ad essa che é possibile far fronte alla realtà troppo dura e cruda, troppo deludente.



 
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Cristina L.
1993